domenica 9 ottobre 2011

Fiaba: La volpe e la scuola di montagna - Con la partecipazione straordinaria di Matilde Dalverme, alias Simona Maiozzi -

La volpe e la scuola di montagna


Bambini cari, bambini belli, la storia che vi racconto oggi ha per protagonista una bellissima volpe rossa con una grande coda pelosa. Viveva in un bosco vicino alla scuola di un piccolissimo paesino di montagna.
No, scusate! Forse non è la volpe la vera protagonista di questo racconto.
Ricomincio da capo, se non vi dispiace.

Bambini cari, bambini belli, questa è la storia di una scuola piccina, picciò, che aveva solo otto allievi e in particolare della classe II e dei suoi quattro studenti.
Questi bimbi si chiamavano: Alex, Asia, Laura e Camilla, che per la verità avrebbe preferito chiamarsi Maria Rosa perché il nome Camilla non le era proprio mai piaciuto!
La loro aula aveva tre grandi finestre che si affacciavano su un misterioso bosco e dalle quali, di tanto in tanto, i bimbi scorgevano una meravigliosa volpe rossa, con una grande coda pelosa.
Oh, la, la... ma allora forse questa è un’unica storia... Va beh, andiamo avanti e vediamo che succede.

I quattro bimbetti ogni volta che vedevano la volpe passeggiare libera nel bosco, incollavano i loro quattro nasi sul vetro della finestra e, parlando sottovoce per non spaventarla, dicevano:
“Com’è bella!”
“Com’è fortunata! Libera nel bosco, non deve studiare, nessuno le dice cosa fare o dove andare...”
“Deve essere bello vivere come una volpe!”
“Vorrei essere al suo posto!”
La volpe rossa che passeggiava distratta per il bosco, vedendo i bimbi dietro la finestra della scuola, si fermava a guardarli pensierosa.
Come sono fortunati quei bimbi! Possono imparare tante cose, sanno leggere, scrivere. Stanno in compagnia e si divertono.

Ora, mentre i bimbi e la volpe si guardavano con un po’ di invidia gli uni per l’altra, passò di lì, per puro caso, la fatina Bricconcella, che tra le altre cose, sa anche leggere il pensiero degli animali e che decise di fare una magia.

I bimbi si ritrovarono nel bosco al posto della volpe e la volpe si ritrovò in classe al posto dei bambini.

Ohi, ohi, riuscite a immaginare cosa accadde poi? D’accordo, ve lo racconto io!

I quattro bimbetti appena si trovarono nel bosco in mezzo alla neve, gridarono:
“Urrà!!!” E cominciarono a tirarsi palle di neve e a fare capriole, a ridere e scherzare. “Che bello! Niente più compiti. Nessuno più che ci dica cosa fare. Siamo liberi!”
La volpe, trovandosi in classe, pensò:
Che bello! Qui dentro c’è un bel calduccio e questo profumo di storia, matematica e inglese è davvero delizioso.

C’era solo un piccolo inconveniente sia nel bosco che in classe.
I bimbi, nel teletrasporto, avevano perduto le ciabattine che indossavano in aula e a camminare nella neve senza scarpe, guantini, cappello e giacca a vento, dopo un poco comincia a venire un gran freddo.
La volpe, al contrario, si trovò in classe con un bel grembiulino blu, che le stava un tantino largo e la impacciava nei movimenti e sulle zampe posteriori indossava delle simpatiche pantofole rosse.
La maestra di inglese, vedendo tre banchi vuoti e la volpe seduta goffa nel quarto, si stropicciò gli occhi, credendo di avere le travegole, poi le disse:
“Mi scusi, signora volpe, non vorrei sembrarle scortese, ma io stavo facendo lezione a quattro bimbi, che ci fa lei qui?”
“Esattamente non lo so, signora maestra” rispose la volpe. “Io sono qui per imparare; sarò un’alunna diligente, lo prometto!”
“Non ne dubito”, disse la maestra. “In effetti questo è il luogo giusto per apprendere. Non vorrei sembrare impertinente e mi scusi se insisto, ma come faccio ad insegnarle l’inglese se non sa neppure stare seduta in un banco e tenere in mano una matita?”
“Beh, sì” rispose la volpe, scivolando dalla sedia e battendo sedere e coda sotto il banco. “In effetti questo è un grosso problema!”
Intanto i bambini fuori nella neve battevano i denti dal freddo e non sapevano dove andare. Dentro la tana della volpe non riuscivano a entrare e poi era anche buia e faceva paura. Pensavano alla merenda che li aspettava nelle loro case e alle coccole delle loro mamme e dei loro papà e cominciarono a provare una forte nostalgia. Capirono che la libertà è bella, ma bisogna essere sufficientemente grandi per saperla gestire, altrimenti ha qualche piccolo inconveniente.
La volpe nel frattempo, con il grembiulino addosso e la pelliccia rossa aveva un caldo davvero bestiale.
Grosse gocce di sudore le rigavano il muso e non si capiva se era solo sudore o lacrime di pianto al pensiero dei suoi volpini soli nella tana, senza niente da mangiare e nessuno che li tenesse al caldo.
Capì che studiare è davvero bello, ma se a farlo sono solo gli uomini, un motivo giustamente ci sarà.

La fatina Bricconcella, che aveva osservato tutto, nascosta dietro un larice, fece un “tornaindietro” incantesimo.
I bimbi si ritrovarono in classe con le loro ciabattine e i grembiulini. La maestra li abbracciò contenta di avere di nuovo i suoi alunni.
La volpe si ritrovò nel bosco in mezzo alla neve e prima di correre verso la tana dove dormivano i suoi cuccioli, diede ancora un’occhiata di saluto alla piccola scuola di montagna: ad Alex, Asia, Camilla e Laura.
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