sabato 10 marzo 2012

Filastrocca per Echino di Silvia Camatta con disegno da completare

Ciao bambini la mia amica Silvia, mi ha dedicato una bellissima filastrocca e il mio amico Antonio mi ha disegnato insieme a Elvi e al suo gatto in viaggio per la luna.
Dicono che io sia un giramondo e be', sì, è vero, mi piace viaggiare e vorrei iniziare una bella collezione di bandiere. 
Che ne dite di disegnarne o ritagliarne qualcuna e di farle uscire dal mio matitone nel disegno che trovate in fondo alla pagina?
Aspetto le vostre opere d'arte.
Ciao, bacetti e caprioline
Echino
Illustrazione dell'amico Antonio Boffa


Echino giramondo,
Echino gira in tondo.
Lo gira tutto quanto,
lo volta e ne fa un canto.
Lo riempie di colori,
così te ne innamori.
Lo gira con chi vuole
giocar con le parole;
ma solo se son belle,
splendenti come stelle.
Oppure – udite udite –
gli giran le matite!!!



martedì 6 marzo 2012

L'influenza era una festa. (racconto di Giuli)

Ciao Echino,
visto che oggi sei malatino ti racconto di quando, più o meno alla tua età, ero io a prendermi l'influenza. 
Avere la febbre, quando ero piccina, significava garantirsi di diritto il posto nel lettone della mamma e già questo era un lusso non da poco. 
I primi giorni, se la febbre era alta, sapevo che sarebbe arrivato il dottore. Era un omone alto, con due baffetti scuri e occhi magnetici, a me sembrava enorme, solo crescendo ho scoperto che era un uomo come tutti gli altri. Arrivava a casa con la sua valigetta piena di strumenti infernali che ti solleticavano la schiena, o ti facevano venire il vomito quando te li infilava in bocca pretendendo che tu dicessi: AAAAAAAAAA!!! 
Di solito compariva nella stanza mentre io dormivo, mi accorgevo subito della sua presenza, ma tenevo gli occhi chiusi fingendo di dormire perché non si sapeva mai bene come sarebbe andata a finire... 
Lo so, sono una matusalemme, ma a quei tempi ancora si usavano le punture di penicillina, soprattutto per curare le tonsilliti e facevano un male tremendo. Per fortuna non capitava spesso di doverle fare, ma quando accadeva erano guai seri. 
Il dottor Cosentino, siciliano doc, trapiantato per passione del suo lavoro in mezzo ai monti piemontesi, veniva a casa a visitare i pazienti, sia che fossero neonati, sia che fossero vecchietti. Dal pediatra si andava, rigorosamente in studio, una, massimo due volte all'anno; per tutto il resto c'era il medico condotto, disponibile ventiquattr'ore su ventiquattro, sabato e domenica compresi.
Non sto a descriverti il rito della siringa, che bolliva nel pentolino con l'acqua per essere disinfettata, mentre io speravo che la mamma se ne dimenticasse e la lasciasse bruciare, ero una fifona come te, come tutti i bambini che si rispettino. 
Illustrazione gentilmente prestata da Febe Sillani

Ti racconto invece le parti belle delle malattie. Prima fra tutte la visita della nonna Cristina, che prendeva una sedia e passava almeno un'ora lì con me, seduta in compagnia, facendomi le carezzine o raccontandomi qualche storia buffa, per esempio di come la mia mamma da ragazzina avesse infilato il termometro nel tè bollente per fingersi malata. E mentre raccontava la nonna rideva di quella sua figlia scapestrata e buffa, che io però non conoscevo affatto perché per me era la mamma e pure un po' severa. E poi passavano il nonno e la zia Clori a salutarmi, le visite mi piacevano tanto. Mi sentivo una piccola principessa.
Invece il mio papà si affacciava alla porta della stanza e chiedeva: sei davvero malata o hai "ul mal dul burdun par mangè quaicos ad bun?" Io fingevo di offendermi e lui allora tirava fuori da dietro la schiena un giornalino per me: il Topolino o Tira e molla, che aveva acquistato in edicola perché a Baceno la libreria non c'era. 
I libri erano regali più preziosi, intanto perché per comprarli si doveva scendere fino a Domodossola e non ci si andava tutti i giorni come oggi, quindi si ricevevano in occasioni importanti, come il compleanno o per il morbillo, o gli orecchioni.
I giornalini mi piacevano tantissimo, se il papà aveva tempo, mi facevo leggere da lui le storie, altrimenti li sfogliavo e, guardando le figure, immaginavo lo svolgersi del racconto compresi i dialoghi nelle nuvolette. Continuai ad inventarmi le storie anche molto più tardi quando sapevo leggere benissimo, era molto più divertente liberare la fantasia che costringerla dentro un racconto già scritto da altri.
Quando stavo meglio, la mamma mi permetteva di ascoltare la musica, metteva un vecchio giradischi sul comò con lo specchio, vicino al letto e faceva partire il disco. Ricordo un 33 giri con una musica che mi piaceva tanto, c'era scritto La Moldava e io l'ascoltavo per ore, vedevo un paese e gente che ballava e poi immaginavo una lotta, forse una guerra e poi di nuovo una festa. 
La musica portava queste immagini nella mia mente e io mi divertivo a guardarle come in un film, già perché la tv ai miei tempi cominciava solo dopo le cinque del pomeriggio con i programmi per i bambini e forse non era poi così male. 
La mia mamma invece era l'infermiera, mi dava la citrosodina da bere, o mi teneva la bacinella per vomitare, quante cose sanno fare le mamme Echino, non credi? 
Se avevo la tonsillite mi riempiva di spremute per darmi le vitamine, se invece avevo l'acetone, diceva: mi sa che hai mangiato troppo cioccolato, ti preparo la pasta in bianco. 
Io non lo capivo il legame tra l'acetone che usava la mamma per togliere lo smalto colorato dalle unghie e quello che prendeva possesso della mia pancia insieme al cioccolato, ma doveva essere qualcosa di tremendo visto come mi metteva ko.
La mamma mi leggeva i libri, li prendeva dalla libreria e per me era una festa. 
Ricordo che quando mi operarono di tonsille, mi lesse, prima dell'operazione e per tutta la convalescenza, Le avventure di Pinocchio. 
Ancora oggi è il mio libro preferito.

La mia pagina - febbraio 2012 -

lunedì 5 marzo 2012

Per la Festa del papà - filastrocca e disegno da colorare -

Il mio papà
Guarda, vedi? E' quello là
il mio dolce e bel papà.
E' un tantino pasticcione
ma un campione col pallone.
E' il più forte, bravo e bello
e io sono il suo monello.
Quando gioca insieme a me
io mi sento un grande re.
Lui mi ascolta, mi sorride
mai, nessuno, ci divide
perché quello è il mio papà
e senza me, lui, non ci sta!



Il mio papà (versione per le bambine)
Guarda, vedi? E' quello là
il mio amato e bel papà.
E' un tantino pasticcione
ma un campione col pallone.
E' il più forte, bravo e dolce
e io sono la sua pulce.
Se giochiamo la mattina
io mi sento una regina.
Lui mi ascolta, mi sorride
mai, nessuno, ci divide
perché quello è il mio papà
e senza me, lui, non ci sta!

Stampa il disegno, coloralo e ritaglialo.
Poi incollalo su un cartoncino colorato.
Attento a non incollare il cuore perché sotto ci potrai scrivere un messaggio per il tuo papà oppure incollare una tua fotografia.
Buon lavoro!!!