Armida, la dolce streghetta.
Cari bambini,
la fiaba che vi
racconto oggi è una storia incredibile e balorda, che accadde in un tempo
lontano che dirvi non so.
Si narra dalle mie
parti che, in una giornata di splendido sole, sulle rive del piccolo lago incantato
delle streghe, nacque per inganno una piccola strega dal cuore dolce e gentile.
Ohibò, cosa sentono
le vostre orecchie e cosa scrive la mia matita! Giornata di sole? Cuore
gentile?
Che sciagurata
disdetta! Quale terribile misfatto!
Le streghe non possono
nascere col sole, ma soprattutto non possono essere dolci.
Il codice
stregonesco prevede che le streghe D.O.C. siano: dispettose, un po’
antipatiche, combina guai o pasticci, e... chi più ne ha più ne metta.
Quella disgraziata
streghetta, povera e sventurata, avrebbe dovuto essere immediatamente
allontanata dalla comunità del lago.
La sua mamma e il
suo papà però fecero scudo attorno ad Armida, la loro sfortunata bambina, e non
permisero a nessuno di portarla via; mostrando in sua difesa, a chiunque tentasse
di avvicinarla, le loro lunghe, spaventose unghie.
Fu così che la
piccola strega dal cuore dolce iniziò la sua vita solitaria.
Certo, avete capito
bene: si sentiva molto sola, perché i suoi compagni di giochi la consideravano
noiosa, visto che non faceva dispetti a nessuno. Persino la maestra la
rimproverava ogni giorno perchè: aveva la cartella ordinata, non dimenticava
mai nulla e cosa gravissimissima,
faceva sempre i compiti.
Armida non riusciva
proprio ad essere birbante. Si sforzava di fare i capricci, cercava di
escogitare monellerie, ma senza successo.
Amava i colori della
natura e i profumi, soprattutto quello della vaniglia, delle cortecce di legno
e del tabacco e passava le sue giornate a sognare un mondo pieno di bontà.
Tanto grande era il
suo desiderio che un giorno Armida, intenta a riordinare gli attrezzi da lavoro
nell’officina del suo papà , un po’ sovrappensiero, fece cascare a terra una chiave inglese che
si ruppe, ahimé, in due pezzi.
Armida, dispiaciuta
in cuor suo per l’accaduto, era però anche contenta di poter finalmente dare
una buona notizia ai suoi genitori. Corse da loro per raccontare di questa sua
birichinata. La strega e lo stregone restarono stupefatti: - Com’è possibile
che un attrezzo di ferro si sia rotto in due pezzi? Brava Armida! Sei stata
davvero birbante! – Le dissero, orgogliosi.
Ma, avvicinando la
chiave per osservarla meglio, mamma e papà sentirono un intenso profumo di
cioccolato, tanto che, istintivamente, diedero un morso all’attrezzo.
- Che sapore magnifico!
- I genitori di Armida non avevano mai assaggiato nulla di così buono. Corsero
nell’officina e si accorsero che tutti gli attrezzi di papà stregone: viti,
bulloni, cacciaviti, pinze, tenaglie erano tutte state trasformate da quella
magia.
Per festeggiare la
prima monelleria della loro piccola figlia, mamma e papà invitarono tutta la
comunità del lago incantato. Streghe, stregoni e streghette fecero una grande
scorpacciata di tutti gli attrezzi che i genitori di Armida offrivano loro con
tanto orgoglio. Avevano tutti le bocche e i denti neri di cioccolato e siccome
sono, notoriamente molto golosi, andarono avanti tutto il giorno a mangiare
quelle prelibatezze. Giunta la sera le pance di tutti cominciarono a
brontolare. Certo, nessuno di loro sapeva che a mangiare enormi quantità di
cioccolato viene il mal di pancia. Fu così che l’intera comunità si ritrovò a
saltellare tenendosi la pancia per il forte dolore, intorno alle rive del
laghetto.
Armida, col suo
grande dono di trasformare tutto in cioccolato, era riuscita, senza volerlo, a
fare la seconda birichinata facendo venire a tutti il mal di pancia.
Da allora in poi
venne rispettata dall’intera comunità, anche se tutti sapevano che era sempre e
comunque la strega dal cuore dolce e gentile e.... pare – ma non spargete la
voce! – che ancora oggi Armida continui a trasformare tutto ciò che tocca in
cioccolato.
Il pinguino prestigiatore è preparato da L'Officina del cioccolato di Domodossola |